HOTEL RIGOPIANO, LA TRAGEDIA ALL’ITALIANA

L’hotel “Rigopiano” è stato il teatro dell’ennesima tragedia figlia dell’abusivismo italiano.
Non è l’unica frana che ha interessato le valli circostanti il Gran Sasso e solo il caso ha voluto che le altre non abbiano incrociato nella loro corsa altre strutture. Le valanghe, frequenti in questi periodi di emergenza neve, sono un rischio per i centri abitati: se a questo si aggiunge l’innesco del sisma, la probabilità che si compia una tragedia è elevata.
Lo spiega il geologo Gian Gabriele Ori dell’Università G. d’Annunzio di Chieti: una colata detritica, sismoindotta, ha acquisito forza e velocità a causa delle imponenti nevicate degli ultimi giorni e delle piogge che hanno indebolito il terreno. Non solo: l’albergo è stato costruito a valle di un canalone di montagna.
Il complesso edilizio, infatti, sorgeva su una collinetta generata dai detriti di frane precedenti ed in prossimità dello stesso il canalone della montagna si restringe: ciò fa sì che una colata acquisisca maggiore velocità e quindi sia molto più pericolosa.
Il “Rigopiano” nasce nel 1972, ma nel 2007 con una ristrutturazione si è ampliato occupando suolo pubblico fino ad allora adibito a pascolo del bestiame e compreso in un’area naturalistica protetta. E proprio l’ampliamento del Rigopiano era stato al centro di un processo per corruzione che ha visto l’assoluzione di tutti gli imputati in quanto “il fatto non sussiste”.
Nel 2008, infatti, il pm G. Varone ipotizzò, sulla base di intercettazioni, il reato di corruzione per sette persone che in cambio di un voto favorevole, per sanare l’occupazione abusiva di suolo pubblico, ricevevano mazzette e altri favori. Nel frattempo il processo di appello non è stato più possibile perché il reato è stato prescritto.
Come al solito il successo ha molti padri, l’insuccesso invece è sempre orfano.
Questi sono giorni di dolore e la classe politica si porrà in primo piano quotidianamente, verranno lanciate accuse, ci saranno smentite, e ,forse, anche qualche responsabile potrà essere individuato.
Ciò che non cambierà è il modo di legiferare, di governare e di pianificare lo sviluppo edilizio in un Paese come l’Italia che presenta problemi idrogeologici e sismici.

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